Le ciambelle dolci di patate sono un dolce preparato nella zona degli altipiani di Colfiorito, entrate nella tradizione della cucina umbra solo dopo il 1978 grazie al lancio della ricetta fatto dalla Mostra Mercato e Sagra della Patata Rossa.
1 kg patate rosse di Colfiorito
1,2 kg farina
8 uova
200 gr zucchero
125 gr burro
50 gr lievito di birra fresco
2 bustine (32 gr) lievito in polvere per dolci
aromi a piacere (vaniglia, scorzetta di limone o arancia grattugiata etc.)
Lessare le patate, poi pelarle. Sciogliere il lievito in pochissima acqua e far intiepidire il burro.
Mescolare tutti gli ingredienti e lasciare riposare un poco.
Formare delle ciambelle di circa 12 cm di diametro e farle a lievitare.
Friggere le ciambelle in olio o strutto bollenti ed inzuccherarle passandole nello zucchero semolato quando sono ancora calde.
Le origini di Colfiorito si fanno risalire al 1269, anno in cui i folignati edificarono il Castello di Colfiorito con le rovine della distrutta città di Plestia. Le mura di Colfiorito, venti anni dopo (1289), furono distrutte dall’esercito dei perugini e dei camerinesi. Nel 1387 Ugolino Trinci, Signore di Foligno, fece riedificare le Rocche di Colfiorito ed Annifo.
Il Castellano di Colfiorito nel 1618 aveva uno stipendio annuo di scudi 72 ed aveva sotto la sua giurisdizione: Cupigliolo, Forcatura, Porcarella, Polveragna.
Questo piccolo paese si trova sulla vecchia via della Spina, importante strada di comunicazione tra l’Umbria e il Mare Adriatico, se ne hanno delle tracce della sua esistenza già dall’età del bronzo, visti i ritrovamenti d’Asce di Bronzo a margini rialzati
Una prima organizzazione territoriale degli altopiani Plestini si ebbe intorno al VI sec. A.C., quando si costruì un’aristocrazia montanara simile a quella degli etruschi, con cui erano venuti in contatto grazie alla via del Ferro (strada percorsa dai commercianti di questo minerale estratto dall’isola d’Elba e venduto in Grecia); questo antico popolo traeva il suo sostentamento e la sua forza dal controllo dei pascoli e del traffico commerciale tra l’Etruria e l’Adriatico.
Più tardi il territorio entrò a far parte della grande Roma, nacque così il municipio di Plestia, che intorno al I sec. A.C. era già urbanizzata, come risulta dall’edificio rinvenuto sotto la chiesa di S.M. di Plestia. La città, in quell’epoca, doveva occupare un’area di 62 ettari circa.Plestia è stata anche sede vescovile, nei sinodi del 499 e del 502 d.C., al tempo di Papa Simmaco (498-514), tra i vescovi che sottoscrissero, figurava anche Florentiuis Plestinus. Quindi la città di Plestia si era convertita al Cristianesimo ed è stata sede episcopale fino all’anno 1006, quando il pontefice riunì nella diocesi di Nocera i tre vescovadi di Gualdo Tadino, Rosella e Plestia.Plestia sparì intorno all’anno 1000 per motivi ancora non accertati. Si pensa al terremoto con conseguente allagamento del territorio, oppure distrutta dalle truppe d’Ottone III che nel giugno del 996, dai documenti risulta presente sull’altopiano di Plestia (Colfiorito).
Nel 1382 passò Luigi I d’Angiò ed Amedeo VI di Savoia. Di notevole richiamo fu il passaggio sull’Altopiano di Colfiorito di Papa Giulio II che il 16 giugno 1511 alloggiò con sette cardinali nel convento di S. Bartolomeo di Brogliano, convento edificato nel 1270 dagli uomini di Colfiorito con i materiali della smantellata vicina città di Plestia; questo luogo è importante perché vi riposa il B. Giovanni da Valle e per il lungo soggiorno che fece il B. Polo Trinci.
Nel 1598 il 18 aprile si registra un altro importante passaggio, quello di Papa Clemente VIII, diretto a Ferrara.
Nel 1707 ci fu il passaggio delle truppe di Giuseppe I che inviava il Conte Daun, nel Regno di Napoli.
Negli ultimi anni i vari paesi di montagna hanno visto gli abitanti scendere in pianura, tanto che la montagna nel 1606 non aveva più abitanti del 1961, ma a quell’epoca nella montagna abitava il doppio delle persone della pianura. La situazione ora è invertita.
Fa eccezione a questo declino la città di Colfiorito favorito dalla sua posizione a cavallo della SS. 77 e dalla presenza di numerose aziende artigianali e caseifici.
Nel suo territorio sono tanti i prodotti che si possono definire eccellenti, ma quello che spicca per le qualità legate al territorio è la Patata Rossa di Colfiorito (prodotto che sta per diventare DOC), ottima per gnocchi o per arrosti.
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